Comune di Mara

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SEDE MUNICIPALE - Via Antonico Mariani 1 - 07010 Mara (SS)

Comune di Mara
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Descrizione

Il paese del comune di Mara è un piccolo centro del Meilogu, posto su un ampio gradino trachitico, a pochi Km da Padria e Pozzomaggiore. La sua situazione geografica risponde alla latitudine 40°, 25° e alla longitudine occidentale dal meridiano di Cagliari 0°, 29°.

Il paesaggio, prettamente collinoso, è solcato da valli strette, in fondo alle quali scorrono piccoli torrenti che, durante l'estate, inaridiscono notevolmente.

La vegetazione, un tempo ricca e abbondante, è costituita dalla macchia mediterranea e da qualche rado boschetto di lecci.

La parte settentrionale del territorio è dominata da due alture: il blocco, scosceso di affioramento vulcanico di Monte Traessu, e la cima isolata incoronata dai ruderi del Castello di Bonvehi.

La parte settentrionale del territorio è dominata da due alture: il blocco, scosceso di affioramento vulcanico di Monte Traessu, e la cima isolata incoronata dai ruderi del castello di Bonuighinu.

Fra le due alture si trova un bacino su un rilievo più dolce, guardato dalla bella chiesa campestre di N.S di Bonuighinu. Vi si accede attraverso la strada (SS 292) di Padria-Villanova Monteleone, a circa 4 Km. a nord di Mara, 42,6 Km. da Alghero.

A circa 1 Km. e mezzo dalla chiesa, in direzione N-E, un'antica mulattiera, oggi quasi completamente rifatta, s'inerpica sul versante nord di una collina denominata Monte Noe.

Lungo il percorso si attraversano due valloni, su cui si aprono due grotte: "Sa Uccà de Filiestru" e "Sa Ucca de sa Mòlina". Al fondo valle, proprio al di sotto della prima grotta, sgorga una sorgente d'acqua freschissima e abbondante. La terza grotta "Sa Ucca de Su Tintirriolu", si trova un centinaio di metri più a monte, sulla destra della mulattiera.

STORIA DEL COMUNE DI MARA: La leggenda narra che l'antico Villaggio di Mara ebbe origine da un gigantesco pastore errante che scelse questo punto, ameno e ricco di acque, al centro di una distesa di colline,  per sé e per il gregge, e lo tenne per suo resistendo agli assalti degli altri abitanti della zona.

Il toponimo "MARA", attestato in R.D. Sard. aa. 1346-1350 probabilmente, riflette l'appellativo sardo (campidanese e logudorese) "mara" di origine preromana, sinonimo, di palude o acquitrino.

Il pendio su cui sorge il paese fu certamente frequentato in epoca preistorica, come testimonia la presenza nei dintorni di numerosi nuraghi, e della grotta di "Tomasu". Ma le tracce più antiche di insediamenti umani sono da ricercare nel bacino di BONUIGHINU, compreso nella Media valle del Temo.

L'importanza archeologica della zona è stata ampiamente messa in luce da don Loria, parroco di Muros, quando nel 1969, iniziò l'esplorazione della grotta "Sa ucca de su Tintirriolu". Le caratteristiche molto particolari dei materiali rinvenuti (idoletti, incisioni di figure danzanti) indussero a sospettare che si potesse trattare di un luogo di culto, per cui si, poneva il problema di individuare la sede residenziale della comunità. Nel 1978, le ricerche vennero riprese ed estese alla grotta di "Filiestru". Esse si rivelarono di estrema importanza, poiché il materiale rinvenuto attestava l'esatta successione culturale del sito, a partire dalla fase più antica del Neolitico (6000 A.C.) sino al periodo nuragico (1000 a.c.); un arco di tempo di oltre 5000 anni.

Fra le due alture si trova un bacino su un rilievo più dolce, che affaccia alla Chiesa campestre di Nostra Signora di Bonu Ighinu. Vi si accede attraverso la strada (SS 292) di Padria, Villanova Monteleone, a circa 4 Km a nord di Mara, 42,6 km da Alghero. A circa 1 Km e mezzo dalla chiesa, in direzione N-E, un'antica mulattiera, oggi quasi completamente rifatta, s'inerpica sul versante nord di una collina denominata Monte Noè. Lungo il percorso si attraversano due valloni, su cui si aprono le due famose grotte: "Sa Ucca de Filiestru" "Sa Ucca de Sa Mòlina". Al fondo valle, proprio al di sotto della prima grotta, sgorga una sorgente d'acqua freschissima e abbondante.

LA CIVILTÀ NURAGICA: Nonostante il territorio di Mara sia di modeste dimensioni, esso contiene numerosi nuraghi, ben 17, dislocati in più punti. Essi sono denominati: S'ALIGHENTOSA, TUSCANU, S.ANDRIA, BIDISI, CUGURUNTI, GERGHENES, MONTE PIZZINNU, TILEPPERE, COLADOLZOS, SA MURA, NOEDDOS, TOMASU etc. Alcuni di essi sono ben conservati; altri, in completa rovina. Si tratta di edifici a una o più torri, utilizzati a difesa dei territori e dei villaggi. In alcuni di essi si é già intervenuti con campagne di scavo, che hanno riportato alla luce resti di capanne circolari e abbondante materiale ceramico.

IL PERIODO DEL MEDIOEVO: Un contributo alla conoscenza del tracciato storico di Mara relativamente al XII° e XIII° sec. D.C viene fornito dalle notizie riportate nel Condaghe di S. Pietro di Silki.

Secondo tali fonti Mara faceva parte del Giudicato di Torres, ed era compresa nella Curadoria di Nurkara.

Nel territorio di Mara sono ancora visibili tracce di insediamenti medievali, in alcune località denominate: Santa Vittoria, Su Cumbentu, Cantones de Lado, S. Andria, S.ta Cadrina. Inoltre, il Fara, che scriveva alla fine del 1500, parla di un antico borgo, medievale, chiamato Pauli, indicato, con l'espressione latina "Castrum bonvicini Suburbio"'. Esso era ancora abitato nel 1358. Si tratta probabilmente di un piccolo villaggio nato ai piedi del castello, ma di non facile ubicazione.

LA DOMINAZIONE CASTIGLIANA: Nel 1479, in seguito al matrimonio fra Ferdinando II d'Aragona e Isabella di Castiglia, nacque la "Corona di Spagna". A partire da quella data la Sardegna o, meglio, il"Regno di Sardegna", entrava nell'orbita politica della Spagna. Tale regno restò iberico per circa 400 anni, dal 1323 al 1720. Per la prima volta in Sardegna comparve il feudalesimo.

LA BARONIA DEI BONVEHI: Cancellata nel 1476 la presenza dei Doria, la Contea di Monteleone alla quale apparteneva anche Mara, fu divisa in tante parti denominate Baronie. Le ville di Padria e Mara, assegnate al nobile algherese Pietro De Ferreras, entrarono a far parte della Baronia dei Bonvehi. La casata dei Ferreras governò il territorio per 300 anni, dal 1436 al 1755.

LA DOMINAZIONE SABAUDA: Nel 1718, col trattato di Londra, il Regno di Sardegna venne ceduto dagli spagnoli ai duchi di Savoia, principi di Piemonte. Dal punto di vista politico e istituzionale non si verificarono sostanziali cambiamenti: al dominio spagnolo subentrò quello sabaudo; il feudalesimo continuò a sussistere e alla casata dei Ferreras si sostituì nel 1775 quella dei Manca e degli Amat. Gli Amat perdettero ogni privilegio solamente nel 1838, anno dell'abolizione del feudalesimo in Sardegna.

MARA NEI PRIMI DECENNI DELL’800 E L’EVOLUZIONE DELLE ABITAZIONI: Nel " Dizionario geografico storico statistico commerciale degli stati di  S. M. il Re di Saegna" il compilatore Professor Roberto Casalis descrive la villa di Mara che lui chiama MARA CABUABBAS o di BUOVICINO. Riporta nel 1939 130 famiglie, 377 anime. Dediti all'agricoltura uomini 160, alla pastorizia 25 ed ai mestieri 8. Si tratta sempre di un'economia largamente legata alla coltivazione delle terre.

Caratteristica che durerà fino al '90 La popolazione aveva una vita difficile e pochi erano quelli che superavano i 60 anni.  Su 168  maschi i minori di anni 20 sono 122 . Il numero delle "femmine"  è di 161, ma non si legge chiaro il numero delle minori di anni 20.

Non si hanno notizie circa le abitazioni. Nell'abitato vivevano 130 famiglie per cui si deduce che esistevano almeno 130 abitazione seppure minime. Le donne lavoravano al telaio per cui doveva essere riservato uno spazio nella casa ed ancora la sussistenza legata alla coltivazione dei cereali ed in particolare grano, fanno pensare a locali adibiti alla conservazione, mentre la pastorizia era praticata senza ricovero di animali. Tutte queste abitazioni erano situate all'interno del perimetro del centro matrice perchè così risulta dalla prima planimetria catastale del 1850.

Sicuramente il villaggio, a vocazione agricola e pastorale, con  le sue vidazzones coltivate a grano, orzo e cereali, gli uliveti e le vigne, e i paberiles dedicate al pascolo, i salti al bosco e al legnatico, di dimensioni inferiori al migliaio di anime,  subì i normali contraccolpi dei principali eventi regionali e nazionali che caratterizzarono la storia politica, economica e sociale dell’intera isola. Dopo le notizie del Casalis non si hanno altre informazioni circa gli abitanti fino al 1861 data del primo censimento. Si rileva che nel 1861 si hanno circa 700 abitanti .  si tratta di un numero doppio di abitanti in quasi 28 anni ( anno di stampa del Casalis 1833).  Probabilmente le informazioni raccolte non erano molto precise mentre il censimento segna una verifica attendibile.

Guardando lo storico dei censimenti si rileva un quasi continuo aumentare della popolazione, che non viene interrotto neanche dalle due guerre mondiali del '900, ma solo dalla crisi delle campagne degli anni '60 e dalla conseguente emigrazione. L'espansione urbana avviene seguendo i tracciati storici e si ha una intensificazione dell'edificato con il riempimento dei vuoti e lo sviluppo in altezza delle prime abitazioni. Fino al 1961 si ha espansione edilizia e si superano i confini già definiti negli anni '30   Portando l'espansione urbana fuori del perimetro d'impianto del centro storico.

Si arriva così alla edificazione diffusa odierna, mentre il centro matrice conserva la sua impostazione originale con pochissime variazioni planimetriche e con molte sostituzioni degli edifici originali. Questo adeguamento permette la sopravvivenza del centro storico seppure la diffusione del terziario abbia cambiato le caratteristiche  delle abitazioni, non più funzionali ad una economia legata all'agricoltura, ma legate a maggiori esigenze dell'abitare.

MARA E LE ONDATE MIGRATORIE DEL ‘900: Ai primi del ‘900 come già durante tutto l’800 in molte regioni d’Italia e d’Europa le ricorrenti crisi economiche e specialmente dell’agricoltura dovute sia a siccità e cattive annate sia ad un eccesso di manodopera determinarono vasti movimenti migratori dall’Europa  verso le Americhe. Non faceva eccezione la Sardegna.

Ogni volta che il lavoro che le terre offrivano diveniva insufficiente vi era chi sceglieva di emigrare piuttosto che continuare a sopportare la mancanza di una valida prospettiva di lavoro e di vita.

Da quasi tutti i paesi della Sardegna prima e dopo la Prima guerra mondiale partirono migranti verso il Nord e il Sud America, dagli Stati Uniti all’Argentina. Alla fine della Grande Guerra molti uomini di Mara emigrarono in Argentina, specialmente a  Buenos Aires. La partenza di questi giovani sconvolse tutto il paese, specialmente le madri, le quali furono le più addolorate per la partenza dei loro figli in paesi così lontani.

Molti tra loro non fecero mai ritorno nella terra natale ma trovarono un lavoro e misero su famiglia nella nuova terra. Altri, invece, i quali avevano lasciato nel paese moglie e figli, ritornarono dopo alcuni anni , tranne pochi, i quali, nonostante avessero famiglia a Mara, si risposarono in Argentina e non fecero mai più ritorno.

Le mogli che rimanevano a casa lavoravano a zoronada, come ispigadoras. Coi guadagni del lavoro in campagna, spesso riuscivano a mantenere la famiglia, mentre i soldi che i mariti inviavano dall’America venivano messi da parte per la costruzione della casa o per l’acquisto del terreno su cui edificare.

Verso gli anni 30 infatti molte di queste case  nuove appartenenti agli emigrati che erano rientrati in paese formavano una intera via che venne perciò chiamata via Buenos Aires.

 Nel 1939 diversi maresi partirono per Carbonia a lavorare come muratori o nelle miniere di carbone. Tornavano in paese solo tre o quattro volte l’anno, in occasione delle feste.  Verso gli anni ’50 vi fu una seconda ondata migratoria verso l’Argentina.

Negli anni ’60, invece, le destinazioni preferite divennero la Svizzera e la Germania (emigrarono allora circa 300 persone, quasi tutta la popolazione maschile adulta,  in soli sei mesi!).

A Mara rimanevano solo i bambini, le donne e gli anziani, oltre ai pochi lavoratori in proprio (allevatori, qualche negoziante e qualche artigiano).

Qualche volta i vecchi che non avevano più la capacità di mantenersi col lavoro dei campi erano addirittura costretti a elemosinare un tozzo di pane.

Durante la guerra e il fascismo molti trattenevano per sé e per le proprie famiglie più grano di quanto la legge non permettesse, nascondendolo nei posti più impensabili, persino nelle botti per il vino, oppure lo vendevano al mercato nero per ricavare guadagni maggiori. Basti pensare che vendendo venti chili di grano al mercato nero si guadagnava l’equivalente di un quintale ceduto all’ammasso.  (Tratto “Da Mara nella memoria”) 

LA TRISTE CONDIZIONE ECONOMICA DEL DOPOGUERRA E L’ESPERIMENTO COOPERATIVO: La figura epica di Antonicu Mariani. “(…) nel paese di Mara la lotta politica in quegli anni era molto accanita e in pratica c’erano due partiti che si contrastavano con ogni mezzo.

Il partito comunista e la democrazia cristiana. Entrambi avevano un forte radicamento nel popolo, che andava al di là della lotta politica.

Si giungeva persino a negare il saluto a uno che si dichiarava di idee opposte. Il contrasto si approfondì alla fine della Seconda guerra mondiale, nonostante fosse già ben radicato anche prima.

Appena finita la guerra, infatti, per ridare vita all’attività principale, l’agricoltura, che aveva sempre dato sostentamento al paese, venne fondata la cooperativa “Rinascita” ad opera di Antonio Mariani, un emigrato appena rientrato dopo aver conosciuto la guerra civile spagnola, combattendo contro i franchisti, la prigionia e il confino, sempre per difendere le sue idee di comunista convinto.

Il rientro in paese, finalmente libero, gli diede la forza di organizzare la prima “Casa del Popolo” fondata in Sardegna e la “Camera del Lavoro” e di mettersi a capo degli agricoltori della cooperativa per andare a occupare le terre di Monte Minerva. P.91 Nell’altro fronte si erano preparati i piccoli latifondisti, proprietari di terreni, e i benestanti, e in un certo senso, in questo paese abbastanza chiaramente, la chiesa cattolica.

Quest’ultima, poco dopo che la cooperativa “Rinascita” aveva fatto le lotte e le occupazioni andate a buon fine, aveva ispirato la nascita di una seconda cooperativa, la “San Giovanni Battista”. Entrambe fecero a quei tempi la fortuna del paese, lavorando i terreni occupati e producendo ricchezza, sin quando non arrivò la crisi dell’agricoltura, più o meno a metà degli anni cinquanta. Ma i confini tra le due parti si erano sempre più allargate.

L’amministrazione del paese dalle votazioni del 1952 e poi del 1958 erano in mano proprio di quell’Antonicu Mariani di cui ho appena parlato che era a capo di una giunta socialcomunista. Del resto, da quando era finita la guerra e da quando ci furono libere elezioni, a Mara avevano sempre vinto quelli dell’altra parte, prima guidati dal Dottor Arru, molto stimato, appartenente ad una delle più potenti e ricche famiglie del paese.

I sindaci che si sono succeduti negli anni a venire sino ai ns giorni si identificano in liste civiche:

Sindaco Battista Bitti;

Sindaco Achille Peralta

Sindaco Giovanni Antonio Mariani;

Sindaco Salvatore Peralta;

Sindaco Basilio Mariani;

Sindaco Giacomino Sale

Sindaco Angelo Sanna;

Sindaco Salvatore Ligios;

Attuale Sindaco Paolo Chessa;

 

Il paese al 23/09/2024 conta 529 abitanti residenti.

Modalità di accesso

Vi si accede attraverso la strada (SS 292) di Padria, Villanova Monteleone, a circa 4 Km a nord di Mara, 42,6 km da Alghero.

Indirizzo

SEDE MUNICIPALE - Via Antonico Mariani 1 - 07010 Mara (SS)

Punti di contatto

Telefono: 079/805068 | e-mail: protocollo@comune.mara.ss.it | PEC: protocollo@pec.comune.mara.ss.it

A cura di

Comune di Mara
Via Antonico Mariani, 1, Mara, SS
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Ultimo aggiornamento: 24/09/2024, 15:43

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